Vecchi film in sala: riedizioni. Necessarie ed efficaci?
"Paris, Texas" di Wim Wenders di nuovo in sala. 40 anni dopo.
Benvenuti sulla mia pagina: Maurizio Giordano, regista, ancora…poco noto! Mi potete scrivere su linkedin: https://www.linkedin.com/in/maurizio-giordano-647bb5a4/ e anche oggi parliamo di cinema. Anzi, di pellicole che ritornano al cinema.1
Da qualche anno, e il riferimento è soprattutto all’Italia, si assiste a continue proiezioni di vecchi film: non come parte di retrospettive dedicate al singolo regista o autore, né come recupero di un materiale facente parte della memoria storica dell’immaginario collettivo. Si tratta di vere e proprie programmazioni nei circuiti tradizionali, spesso favorite da restauri (in 4k, per intenderci) o, addirittura, con l’aggiunta di qualche scena tagliata - che in genere non supera qualche minuto in più della tradizionale versione. L’operazione, talvolta, si rende fonte di paragone con la prima visione del tempo (ma riguarda soprattutto un pubblico ormai anziano, che può unire alle proprie sensazioni visive dell’epoca quelle attuali), più spesso invece si è trattato di una nuova proposta del regista, che lamentava una censura al tempo dovuta ai produttori : il caso Blade Runner (v. originaria 1982), con Ridley Scott che elimina la voce off e reintegra la scena in cui Deckard sogna l’unicorno nel 2007 è l’esempio di una modifica, tutto sommato non particolarmente importante, che può accreditare il ritorno nei cinema del film. D’altra parte, sono numerosi i casi in cui gli autori, anche grazie alle nuove possibilità date dal montaggio e dal recupero di effetti digitali prima impossibili (E.T. - L’extraterrestre di Steven Spielberg è dello stesso anno dell’opera di Scott, 1982, la riedizione del 2002) tornano a mettere in circolo le loro vecchie opere. Se queste sono operazioni costose per il pagamento dei diritti, perché è spesso difficile trovare chi li detiene, diventano più semplici quando il ritorno al cinema è il restauro o una nuova versione (Apocalypse Now Redux del 2001 è un esempio ma è altrettanto vero che Francis Ford Coppola in questo modo poté presentare una versione più vicina alla propria idea originale di film).
Questa riproposizione negli anni, e a maggior ragione dopo la pandemia del 2020, nella quale c’era la necessità di riportare a ranghi ridotti il pubblico in sala, è diventata un’abitudine, elevando il cinema allo status di un museo. Il punto, allora, è un altro: il successo di pubblico - in ogni caso limitato a pochi giorni, spesso un paio come evento - è dovuto ad uno spettatore giovane che si immerge in un’atmosfera nuova e ad uno spettatore adulto che ricorda i vecchi tempi o è anche il frutto di un’ offerta enorme (le produzioni sono aumentate da un quinquennio a questa parte per cause diverse) ma attraversata da una pochezza d’idee?
Per quanto ci si sforzi di rispondere al quesito, risulta difficile dare una risposta esatta. Certo è che vecchi titoli hanno un notevole fascino sull’immaginario popolare: La dolce vita, Rocco e i suoi fratelli, Sbatti il mostro in prima pagina sono stati la cronaca cinematografica di un tempo in cui l’immagine era specchio del presente, anche quando era trasfigurato attraverso il genere (Arancia meccanica è stato un film-denuncia prima ancora di essere una storia) ; oggi, tra il romanzo della stessa realtà - un esempio è Gomorra - e, soprattutto, il dilagare di film in costume, c’è un evidente scollamento tra la società che resta fuori dal cinema e ciò che i film mostrano e, sbagliando, più spesso dimostrano o cercano di dimostrare. Ovviamente, il cinema non è solo attualità ma prevalentemente sogno, tuttavia, per accettarlo, lo spettatore medio ha bisogno di trovare punti d’appiglio in ciò che, anche limitatamente, conosce (e non è un caso che i film western hanno fatto più fatica ad essere rieditati in sala) : se non si accoglie questa dimensione, un’opera fallisce il suo scopo.
Paris, Texas, dunque, il 4 novembre del 2024 ritorna in sala e, probabilmente, sarà ancora attuale, pur con la patina del tempo che l’avvolge di un’aura mitizzata e probabilmente sopravvalutata (nel 1984 gli abitanti della città che dà il titolo all’opera ne presero le distanze ) ma se un film di ieri è ancora nella vita di oggi, perché non riusciamo ad accettare che lo stesso accada con un film prodotto adesso? Come sempre, domande senza risposta. Almeno fino a quando qualche studio non trovi un’equazione perfetta…
Immagini tratte da: Blade Runner (Ridley Scott, 1982); Rocco e i suoi fratelli (Luchino Visconti, 1960) ; Paris, Texas (Wim Wenders, 1984)